TAORMINA – Sarebbero dovute rimanere esposte fino al 30 giugno, a palazzo Corvaja di Taormina, le tre opere di Antonello da Messina, “Ritratto d’Ignoto”, “l’Annunciata” e la “Tavoletta bifronte”, ammirate qualche giorno fa dalle first ladies del G7, ma per alcuni cavilli burocratici, legati alla Regione Sicilia, potrebbero essere ritirate nell’immediato.
Roberto Celli, curatore della mostra, si è detto “profondamente sdegnato”. “Il solo paventare un possibile rientro anticipato dei dipinti esposti per soli 10 giorni a palazzo Corvaja di Taormina – ha sottolineato Celli, annunciando esposti alla Corte dei Conti e alla Procura – arrecherebbe un danno incredibile a tutti i visitatori già prenotati per una visita alla mostra sino al 30 giugno, una pessima figuraccia mondiale per la Sicilia”.
La decisione sarebbe legata ad alcuni documenti richiesti dalla Regione al Comune di Taormina, ma a quanto pare mai forniti. Da qui la decisione del recesso e il prelievo anticipato dei tre capolavori. “Mi hanno detto che le porteranno via già oggi” ha detto Celli all’Adnkronos.
La questione, che provoca sicuramente un danno incalcolabile in termini di immagine, ha inevitabilmente acceso una polemica anche a livello politico, e si parla quindi di una “burocrazia che uccide il turismo in Sicilia”. Nel frattempo il ministero ai Beni culturali è intervenuto sulla faccenda, sottolineando però che sulla mostra di Taormina “la competenza è esclusivamente della Regione Siciliana”.
Gea Schirò, deputata del Partito Democratico ha dichiarato: “La Sicilia non può essere messa in ridicolo dall’ennesima bega burocratica che ha portato al ritiro dei dipinti di Antonello da Messina dalla mostra Unescosites a Taormina. Questa vicenda va chiarita e mi impegnerò a presentare anche una interrogazione in Parlamento per poter fare luce su quello che è avvenuto. Si tratta di una situazione incresciosa, non capisco come sia possibile concedere lo stesso spazio a due diverse esibizioni per poi decidere – senza preavviso – di interromperne una. Non possiamo pensare di penalizzare i privati che investono nell’arte e nel turismo e che fanno di tutto per dar lustro al nostro paese, proprio come ha fatto Roberto Celli, fondatore della Beni Culturali Srl, in occasione del G7. I privati – ha detto ancora la deputata – vanno anche incentivati e, in questo caso, si è fatto esattamente l’opposto, facendo sborsare migliaia di euro alla Beni Culturali Srl impedendo poi di poter rientrare delle spese mantenendo intatta, per intero, la mostra fino al termine di giugno, come inizialmente previsto anche dal protocollo firmato con la regione Sicilia. Questa è una vicenda kafkiana in cui due burocrazie, Regione e Comune, si confrontano e il capro espiatorio di beghe politiche e furberie istituzionali come l’avere sollevato il problema dopo il G7 e non prima, è colui che ha ideato e realizzato questo straordinario volano reputazionale ed economico per Taormina” – ha concluso Schirò.