FIRENZE – Si è aperta a Palazzo Vecchio a Firenze, la seconda edizione della conferenza internazionale “Unity in Diversity” che vede la partecipazione di 60 sindaci del mondo. Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha aperto l’incontro con il ricordo dell’alluvione dell’Arno di 50 anni fa, che devastò Firenze: era il 4 novembre 1966. Un disastro di cui parlò tutto il mondo e in seguito al quale, ha spiegato il sindaco, Firenze ha sviluppato la sua capacità di essere resiliente quasi come una sua qualità innata. “Una capacità naturale della sua comunità che attraverso gli anni però si è evoluta sempre più in azioni strutturate, pianificate e politiche finalizzate alla conservazione del suo patrimonio culturale, materiale e immateriale” ha sottolineato Nardella.
Nardella ha ricordato come questo incontro di Firenze cada in un momento molto difficile, in cui il nostro Paese è stato colpito da un tremendo sisma. Per questo motivo parte da Firenze la volontà di una collaborazione tra i governi locali, nazionali e internazionali, con l’uso pacifico e lungimirante del progresso tecnologico e delle risorse economiche, per consentire un cambiamento di rotta nel modo con cui vengono protetti i beni culturali.
Nardella ha inoltre annunciato la candidatura di Firenze a diventare un vero e proprio hub internazionale del restauro dell’arte, denominato “Ospedale dei Beni Culturali”.
“L’Opificio delle Pietre Dure, è diventata dopo l’alluvione del 1966 un’eccellenza nazionale e internazionale universalmente riconosciuta, nell’arte del restauro condotto secondo le competenze e le tecnologie più avanzate (l’Opificio collabora anche al progetto Onu-Unesco dei ”Caschi Blu della Cultura”). Grazie a questo e ad altre straordinarie risorse in materia di tecnologia e competenze Firenze si candida a diventare un vero e proprio hub internazionale del restauro che noi abbiamo denominato l’Ospedale dei Beni Culturali”, ha spiegato Nardella.
Oggi le minacce al nostro patrimonio sono di diversa natura e vanno dal cambiamento climatico, ai disastri causati dall’uomo, alle guerre e infine al terrorismo.
“Essere preparati oggi significa anche prevenire un altro tipo di minaccia che sembra comprendere appieno l’importanza del patrimonio culturale per l’identità di una comunità: la minaccia terroristica”, ha detto il sindaco. “Oggi a Firenze persone, musei, piazza e monumenti sono protetti da un piano anti terrorismo che vede unite le forze dei Carabinieri, dell’Esercito e della Polizia con più di 300 unità dispiegate presso gli obiettivi sensibili – ha concluso Nardella – Questo è ciò in cui consiste la resilienza di Firenze. Questo è ciò che la città ha imparato curando le cicatrici dell’acqua, degli eventi atmosferici e degli attacchi terroristici, capitalizzando le sue debolezze e rendendole forti grazie alla conoscenza e all’azione”.