PERUGIA – Due sarcofagi etruschi, rinvenuti casualmente in Umbria, precisamente a Poggiovalle di Città della Pieve nell’ottobre scorso, sono stati presentati al pubblico. Ad illustrare i reperti al Museo Civico di Santa Maria dei Servi di Città della Pieve, la soprintendente archeologica dell’Umbria Elena Calandra e la responsabile sul territorio Clarita Natalin, oltre ad altri archeologi che hanno preso parte agli scavi. Presente anche Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario al Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo che ha definito l’evento: «Straordinario sotto molti profili, in primo luogo per la qualità del ritrovamento, ma anche per la rete che ha consentito una collaborazione strettissima tra la Soprintendenza, il Comune, i volontari e tutta la macchina che si è attivata. Straordinario anche nella partecipazione della popolazione che sta partecipando. Una cittadinanza che mostra di sentire come suo questo ritrovamento. A dimostrazione di una nuova fase di ricoperta delle proprie radici, in un modo bello, di alto profilo, in un modo che non ha nulla di discriminatorio ma che parla il linguaggio della cultura».
I due sarcofagi sono stati rinvenuti in una sepoltura ipogea, dove sono state trovate anche due urne cinerarie e altri oggetti tra cui una piccola olla in bronzo, uno strigile, un’anfora, vasetti in ceramica e all’interno delle sepolture, un piccolo drappo di stoffa (per contenere le ossa) che rimanda ai grandi funerali omerici. La Soprintendenza e gli archeologi hanno sottolineato l’importanza dello scavo sia per la qualità dei materiali che per lo stato di conservazione dei reperti, sui quali sono tuttora visibili elementi policromi. In particolare uno dei volti scolpiti sopra la parte superiore dell’urna cineraria, ha ancora le pupille dipinte. Questo sarà motivo di approfondimento per quanto riguarda la pittura in epoca etrusca. Attenzione particolare è stata poi posta sulle iscrizioni, una delle quali riferibile proprio al defunto, e che hanno già destato l’interesse della Columbia University.
L’intento sarà ora quello di ricostruire la struttura della tomba a camera da cui provengono i reperti, un progetto che dovrà trovare finanziamenti e per il quale è già stato attivato l’Art Bonus.
