BRESCIA - “La straordinaria potenza di questa mostra” – sostiene Giordano Bruno Guerri presidente del Vittoriale degli italiani, direttore del MuSa e di GardaMusei – “è di affrontare un tema così complesso dai punti di vista dell’arte, della storia, dell’attualità, inaugurando anche una collaborazione con grandi musei parigini che lancia il MuSa nel mondo internazionale dell’arte.”
Dall'11 marzo al 16 novembre 2017, il MuSa, Museo di Salò, ospita “Museo della Follia. Da Goya a Bacon”, la mostra itinerante a cura di Vittorio Sgarbi, realizzata da Cesare Inzerillo, Sara Pallavicini, Giovanni Lettini, e Stefano Morelli.
Come sottolineato da Giordano Bruno Guerri, il Museo, nella nuova sede di Salò, con questa esposizione acquisisce una dimensione internazionale grazie alla collaborazione con prestigiose realtà museali come il Musée d'Orsay e Musée de l'Orangerie.
A spiegare l’essenza di questa mostra è lo stesso Vittorio Sgarbi: “Un repertorio, senza proclami, senza manifesti, senza denunce. Uomini e donne come noi, sfortunati, umiliati, isolati. E ancora vivi nella incredula disperazione dei loro sguardi. Condannati senza colpa, incriminati senza reati per il solo destino di essere diversi, cioè individui. Nella storia dell'arte, anche prima dei casi clamorosi di Van Gogh e di Ligabue, molti sono gli artisti la cui mente è attraversata dal turbamento, che si esprimono in una lingua visionaria e allucinata. Ognuno di loro ha una storia, una dimensione che non si misura con la realtà, ma con il sogno” .
Ad accogliere i visitatori, fuori dalle pareti del MuSa, un container “L’Intonapensieri” con 9 installazioni interattive sul tema della follia: testimonianze poetiche di personalità di spicco come Antonio Ligabue, Franco Basaglia, Alda Merini, Nietzche, Pino Roveredo, ma anche voci di chi i manicomi li ha vissuti in prima persona.
All’interno del museo inizia il vero percorso espositivo, articolato in diverse sezioni, in cui l’unica vera guida è proprio il senso di smarrimento in un’atmosfera fortemente suggestiva ed emozionante, a volte straziante. Aprono il percorso una serie di opere inedite di grandi maestri della storia dell’arte internazionale come Francisco Goya, Franz von Stuck, Francis Bacon, Adolfo Wildt, Jean-Michel Basquiat e nazionale, come il Piccio, Silvestro Lega, Michele Cammarano, Telemaco Signorini, Antonio Mancini, Vincenzo Gemito, Fausto Pirandello, Antonio Ligabue, Pietro Ghizzardi, la cui mente, attraversata dal turbamento, ha dato vita ad un’arte allucinata e visionaria.
Tra le opere esposte "frutto di una follia distruttrice e non creatrice" anche un quadro di Adolf Hitler. Si tratta di un piccolo olio prestato da un collezionista privato tedesco e mai esposto prima. A livello artistico, dichiara Sgarbi, “è una cagata, è un quadro di un disperato, potrebbe essere stato fatto da Kafka, ma dice molto della sua psiche: qui non si vede la grandezza, qui si vede la miseria". Hitler tuttavia confessò all'ambasciatore britannico Neville Henderson "Io sono un artista e non un politico. Una volta che la questione polacca sarà risolta, voglio finire la mia la vita come un artista".
Una video installazione mette in scena il saggio “I pazzi politici” di Giordano Bruno Guerri, che analizza la relazione tra manicomi e politica nel periodo fascista: l’internamento civile in queste strutture riguardava spesso soggetti considerati pericolosi per il regime. Ricoverarli all’interno dei manicomi era la maniera più semplice per renderli inoffensivi, per neutralizzarli, evitando processi che avrebbero messo in luce la loro innocenza.
E poi ancora tanti autori e tante opere da incontrare in questo viaggio pensato per chi ha voglia di lasciare da parte la ragione e ritrovare, finalmente, la follia.